25 Nov 2021
Christian Prinoth, Chief Investment Officer
A cosa serve QE? A spingere domanda aggregata tramite il canale degli investimenti.
Tale effetto si è esaurito da tempo, e qualsiasi liquidità addizionale finisce in “asset”. Da cui tassi reali ampiamente negativi, multipli dell’equity alle stelle, private equity che comprano aziende quotate ecc.
I passati tentativi delle banche centrali di comunicare ai mercati che prima o poi “tutto questo finirà” non sono andati bene, dando luogo all’espressione “taper tantrum”. È chiaro dunque che una eventuale riduzione del QE (per non parlare di un rialzo dei tassi), dovrà essere estremamente lenta e controllata, diluita nel tempo, quasi omeopatica. Quindi un gioco che funziona solo nel lunghissimo termine (decenni?). Ma incidenti (i cosiddetti policy blunder) possono accadere, quindi proviamo ad immaginare uno scenario catastrofico (e poco realistico/probabile!).
Il timore di inflazione domina il flusso di commenti sui mercati. Gli esperti e gli osservatori, cresciuti nell’ortodossia monetaria e/o nell’esperienza degli anni ‘80, stroncano qualsiasi discussione con il dogma “c’è troppa liquidità in giro, i prezzi prima o poi saliranno”. Ma prevalgono i sostenitori della transitorietà dei fenomeni inflazionistici, quindi l’unwind del QE rimane impercettibile, compatibile con le aspettative dei mercati.
Improvvisamente, attacchi terroristici colpiscono e bloccano contemporaneamente sia il canale di Suez che quello di Panama, inasprendo duramente i colli di bottiglia che si sono visti negli ultimi mesi nella supply chain, e colpendo in particolare settori ad alta visibilità come elettronica, automotive ecc., per poi intaccare anche il delicato settore alimentare).
Contemporaneamente, sotto la pressione di un debito pubblico crescente e temendo problemi fiscali, vari tentativi da parte dei governi di paesi sviluppati di ridurre, ovvero riportare alla normalità sussidi, redditi di cittadinanza e misure simili, innescano proteste di massa. Conseguentemente, la disponibilità di lavoratori stagionali e/o “a chiamata” (gig economy) si riducono ulteriormente. Si realizza così la tempesta perfetta che colpisce il lato dell’offerta e crea uno spike nelle attese di inflazione. Il tasso atteso di inflazione implicito nelle obbligazioni indicizzate americane (Tips) schizza a 4%, anche se il relativo tasso forward a cinque anni non riesce a superare il 2%.
I falchi prendono il sopravvento, ed anche dai ranghi della politica giungono pressioni “a fare qualcosa”. La Fed si muove per prima, riducendo drasticamente il QE, fiduciosa che le condizioni sottostanti sono talmente benevole da evitare un taper tantrum, i dot plots (che sintetizzano le attese dei membri della FED) arrivano ad indicare quattro rialzi di tassi entro il 2022. La BCE tentenna, i tedeschi imprecano, ma alla fine si decide di non fare nulla. Le altre banche non si fanno sentire, vivono su un altro pianeta; il messaggio dalla Cina è “stiamo tutti bene”.
Le conseguenze sui mercati finanziari sono bizzarre: il Dollaro US si deprezza più o meno nei confronti di tutte le altre divise, l’effetto “sfiducia” pesa più del differenziale tassi. I cinesi lasciano apprezzare in maniera controllata lo Yuan, apparentemente soddisfatti che ciò avvenga per “colpa di qualcun’altro”. Ci sono i primi default da tempo immemore tra emittenti high yield americani. Crollano i financial asset statunitensi, per la prima volta “desincronizzati” rispetto al resto del mondo, e sono proprio questi mercati a beneficiare del denaro in circolazione (ancora tanto), rimanendo miracolosamente “sospesi”.
Alla fine, anche il mercato immobiliare USA inizia a tremare, e l’effetto “ricchezza” comincia a farsi sentire. La politica interviene di nuovo, spinge per un ricambio dei vertici FED. Quest’ultima perde definitivamente la sua credibilità, i nuovi vertici non fanno altro che cancellare con colpo di spugna le decisioni dei predecessori. I mercati, spaventati dalla successione di policy blunders, faticano a tornare sugli asset americani, nonostante siano, ora, decisamente a buon mercato!
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